concessioni idroelettriche in italia come funzionano

Concessioni idroelettriche in Italia: come funzionano e quadro normativo

Nel contesto della transizione energetica, il settore idroelettrico rappresenta un asset strategico per l’Italia. Tuttavia, la piena valorizzazione della risorsa idrica ai fini energetici è oggi condizionata da un quadro complesso e in evoluzione. Le concessioni idroelettriche in Italia, in particolare quelle riguardanti le grandi derivazioni d’acqua, stanno vivendo un momento di forte cambiamento normativo, procedurale e regolatorio. Comprendere come funzionano, chi le rilascia e quali sono le regole che ne disciplinano l’uso è fondamentale per chi opera nel settore energetico e ambientale.

Partiamo dall’inizio: per poter utilizzare l’acqua dei fiumi e dei laghi per produrre energia, è necessario ottenere una concessione idroelettrica, cioè un’autorizzazione rilasciata dallo Stato o dalle Regioni per derivare e usare l’acqua pubblica a fini energetici. Questo sistema si basa su una normativa complessa, che unisce diritto ambientale, energia e demanio pubblico.

In questo articolo approfondiamo come funzionano le concessioni idroelettriche in Italia: continua a leggere per saperne di più!

Quadro normativo: come è regolato il sistema delle concessioni idroelettriche in Italia

Le concessioni idroelettriche in Italia si basano su un insieme di leggi che regolano l’utilizzo delle acque e l’impatto ambientale. In primo luogo, il Regio Decreto 1775/1933 stabilisce le regole generali delle derivazioni d’acqua per fini energetici e per il rilascio delle concessioni. All’art. 21 stabilisce che “tutte le concessioni di derivazione sono temporanee” e non possono eccedere, salvo eccezioni, 30 anni (o 40 per uso irriguo/piscicoltura).  Il medesimo testo definisce “grande derivazione idroelettrica” quella la cui potenza nominale media annua di concessione eccede i 3.000 kW (3 MW).

Successivamente, il D.Lgs. 79/1999 (Decreto Bersani) ha introdotto la liberalizzazione del mercato elettrico, stabilendo che le concessioni di grande derivazione idroelettrica (cioè superiori a 3.000 kW) siano temporanee e assegnate tramite gara pubblica al termine del periodo di validità.

Il D.Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale) ha poi integrato gli aspetti ecologici, imponendo il rispetto del deflusso minimo vitale (DMV), ovvero la quantità minima d’acqua che deve sempre rimanere nel fiume per garantire la tutela dell’ecosistema.

Infine, con il D.L. 135/2018 e la successiva Legge 12/2019, lo Stato ha affidato alle Regioni la competenza sulle gare di rinnovo e sulla gestione economica delle concessioni. A queste norme nazionali si aggiungono i principi europei di concorrenza e trasparenza (Direttiva 2006/123/CE e giurisprudenza della Corte di Giustizia UE), che impongono procedure pubbliche e aperte per l’assegnazione delle concessioni in scadenza.

Il futuro delle concessioni idroelettriche tra energia e sostenibilità

Le concessioni idroelettriche rappresentano dunque un punto di equilibrio delicato tra produzione energetica, tutela dell’ambiente e valorizzazione del territorio. Capire come funziona il sistema concessorio è il primo passo per gestire in modo efficiente e sostenibile gli impianti esistenti, ma anche per cogliere le opportunità offerte dalle future gare di rinnovo.

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