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Concessione idroelettrica: significato, durata e gestione del demanio idrico

Dopo aver visto come si inquadra il sistema delle concessioni idroelettriche in Italia, è utile approfondire nel dettaglio che cosa si intende per concessione idroelettrica. Questo titolo autorizza l’utilizzo dell’acqua pubblica a fini energetici e disciplina anche l’occupazione del demanio idrico da parte delle opere dell’impianto. Capire cosa significa concessione di derivazione idroelettrica, come si ottiene e quali obblighi comporta è essenziale per chi gestisce o intende realizzare un impianto idroelettrico nel rispetto delle norme ambientali e delle procedure regionali.

Cosa significa concessione di derivazione idroelettrica

Quando si parla di “derivazione”, si intende il diritto di prelevare una certa quantità d’acqua da un corso o da un bacino idrico per convogliarla verso l’impianto idroelettrico.
L’acqua, infatti, è un bene demaniale pubblico (art. 822 c.c.; art. 144 D.Lgs. 152/2006) e può essere utilizzata solo tramite concessione.

Chi ottiene la concessione deve rispettare precisi limiti quantitativi e ambientali, versare un canone di concessione alla Regione e garantire la restituzione dell’acqua al corso naturale dopo l’uso. Il titolo è temporaneo (di solito 20–30 anni) e può essere rinnovato solo tramite gara.

Occupazione del demanio idrico: come funziona

Molte opere degli impianti idroelettrici – come le prese d’acqua, le condotte o gli edifici della centrale – si trovano su suolo pubblico appartenente al demanio idrico (cioè fiumi, alvei, sponde). Per questo motivo, oltre alla concessione di derivazione, serve anche un’autorizzazione all’occupazione del demanio. Questa autorizzazione consente di costruire e mantenere le opere necessarie sul bene pubblico, dietro pagamento di un canone di occupazione, distinto da quello per l’uso dell’acqua.
In altre parole, una concessione idroelettrica è un titolo doppio: autorizza sia a usare l’acqua che a occupare il suolo demaniale su cui passano le opere.

Durata e rinnovo delle concessioni

Le concessioni di grande derivazione idroelettrica durano normalmente 20–30 anni.
Alla scadenza, l’impianto non resta al concessionario: le opere “bagnate” (cioè quelle a diretto contatto con l’acqua, come dighe, canali e condotte) ritornano allo Stato o alla Regione senza compenso, mentre per le opere “asciutte” (come centrali e macchinari) può essere previsto un indennizzo o la possibilità di riscatto da parte del nuovo concessionario.

Il rinnovo avviene tramite gara pubblica, con criteri che tengono conto sia dell’offerta economica che del valore ambientale e territoriale del progetto.
Le Regioni gestiscono oggi gran parte delle procedure, anche se il quadro attuativo resta oggetto di confronto con lo Stato e con la Commissione europea.

Un nuovo equilibrio tra produzione di energia idroelettrica e tutela ambientale

Negli ultimi anni, la normativa si sta orientando verso un equilibrio tra produzione energetica e tutela ambientale. Le nuove concessioni devono garantire il rispetto dei Piani di gestione delle acque (ai sensi della Direttiva 2000/60/CE), la continuità fluviale e l’adozione di tecnologie per ridurre l’impatto sugli ecosistemi acquatici. Molte regioni hanno introdotto punteggi premianti per chi propone interventi di efficientamento, monitoraggio ambientale e rinaturalizzazione dei siti idroelettrici.

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